Done&Discovered | Febbraio 2018


THE END OF THE F***ING WORLD

Se ne è parlato tantissimo quando è uscita su Netflix a gennaio, e io guardo sempre con sospetto questi fenomeni un po' mainstream perché in genere poi ai miei occhi pretenziosamente critici si rivelano quasi sempre deludenti (vedi Tredici). A questa serie ho dato una chance solo perché la prima stagione si compone di 8 episodi di 20 minuti ciascuno, per un totale di 2 ore e quaranta (meno di Titanic) che io ho distribuito in tre o quattro serate, ma che si possono tranquillamente affrontare tutte insieme. Protagonisti sono due alquanto problematici adolescenti, uno con istinti omicidi, l'altra vagamente isterica e sfacciata, ma in fondo due anime profondamente fragili che in qualche modo cercano di salvarsi a vicenda.
In un'atmosfera un po' retrò - molto piacevole grazie anche alla bella colonna sonora -, i due ragazzi intraprendono un avventuroso viaggio intervallato da diversi ostacoli, a metà tra il drammatico e il paradossale.

Senz'altro originale per la maniera in cui è girata, e per il modo forte in cui tratta il tema dell'adolescenza. In realtà i comportamenti dei due protagonisti, ma anche dei loro genitori, sono decisamente estremi e forse oltre il limite del realismo, ma probabilmente con un approccio più "soft" non si sarebbe potuta dare un'altrettanto precisa caratterizzazione dei personaggi in un tempo tutto sommato breve per una serie tv.

E' comunque un prodotto che fornisce valido materiale di discussione.




LA LINEA VERTICALE

Un'altra serie, stavolta interamente italiana, sempre di 8 episodi di 20-30 minuti, che mi sono decisa a vedere dopo che mi era stata ripetutamente raccomandata da mia madre, perché io la tv neanche ce l'ho, e le fiction italiane non ci penso proprio a vederle. Ma questa non è una fiction come le altre, il livello della recitazione non è per niente scarso - tra tutti spiccano il protagonista, Valerio Mastandrea, sempre impeccabile, e un bravissimo Giorgio Tirabassi - e anche la tematica, tipicamente da "tv del dolore", non è trattata a quella maniera. Tutt'altro.

L'ambiente, si, è quello di un ospedale, nel quale il protagonista è costretto a entrare a seguito della scoperta di un tumore che richiede un intervento immediato. Nel periodo della sua degenza in reparto è costretto di fatto a convivere con gli altri pazienti, ognuno a suo modo caratterizzato, con i medici che pure non mancano di una certa stramberia, e con l'intero sistema ospedale, coi suoi ritmi precisi, i pasti notoriamente disgustosi, e col microcosmo che esso rappresenta.

La scelta, assolutamente vincente, è quella di raccontare la malattia con uno spirito non superficiale ma leggero, emozionale ma non drammatico.
Insomma, il giusto equilibrio tra commozione, ilarità e riflessione.
Se volete recuperarla, è disponibile su RaiPlay.



LA VELLUTATA DI PISELLI

L'ho testata un altro paio di volte a febbraio dopo il primo tentativo che avevo fatto il mese scorso - ci sono le prove su Instagram - con la ricetta di Francesca TheBluebirdKitchen, e ne confermo la bontà, oltre che la semplicità di esecuzione, dato affatto trascurabile quando la cucina è un'esigenza più che una passione. Non che mi dispiaccia cucinare eh, ma non sempre mi va di dedicare a questa attività più del tempo strettamente necessario. A dirla tutta, quando voglio velocizzare salto anche il passaggio del frullatore andando direttamente all'impiattamento, ma l'estetica un po' ne risente, bisogna dirlo.
Il mio estro creativo si è espresso nella semplice aggiunta dei pistacchi, ma non sono indispensabili.

L'ho fatta davvero, ho le prove.

LA NUOVA GRAFICA DEL BLOG

Di cui ovviamente non allego foto perché mi sono limitata a ridisegnare l'header - che è quello che vedete in alto, col titolo - perché, contrariamente a tutte le buone norme del branding, ho ben pensato che fosse doveroso regalare al blog un cambio d'abito dopo 3 anni di (onorata) carriera.
Niente, semplicemente m'aveva stufato quella vecchia.

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