L'abitudine alla bellezza

Otto giorni a Firenze. Ma ne sono bastati molti di meno perché mi rendessi conto di come, in così poco tempo, il mio approccio nei confronti della città sia cambiato.

Nei primi giorni camminavo tra le sue strade, per me nuove, col sorriso sulle labbra, quasi incredula, completamente rapita da tanta bellezza e, se possibile, ad ogni svolta più stupita.
Pochi giorni dopo, mi ci sono ritrovata a correrci per quelle stesse vie, praticamente come faccio per le strade di casa, un po' per non far tardi a lezione, un po' perché si, tanto davanti al Ponte Vecchio ci passo tutti i giorni, e in Piazza della Signoria magari ci vado un altro giorno, e allora via dritta verso la destinazione, ignorando e forse dando per scontata, la bellezza di quello che avevo intorno.


E lo stesso faccio anche a Napoli eh, tanto più perché ci vivo da 26 anni.

Che quando sei in vacanza in una città nuova, magari per 4-5 giorni, è facile guardarla con meraviglia perché la condizione di "vacanza" rende tutto più leggero e ogni posto ti sembra migliore di quello in cui vivi, e in cui dovrai tornare. E' invece molto più difficile fermarsi a guardarsi intorno lungo il tragitto che si fa ogni giorno, più per costrizione che per scelta, e con mille pensieri per la testa.

Come si può riuscire a guardare le stesse cose con occhi ogni volta diversi?

Perché il problema è che alla bellezza ci si abitua, fino a non vederla più.
E no, io non voglio perdere la possibilità di meravigliarmi, di essere sorpresa ogni volta che giro l'angolo, di camminare sorridendo, grata di essere dove sono.

Done&Discovered | Aprile 2016

Il mese appena trascorso, in punti:

1 - Sono tornata a Firenze, dopo 10 anni, stavolta non da turista ma alla ricerca di un appartamento che mi ospitasse per i prossimi mesi di studio - sarò lì da metà maggio per un master - e si, l'ho trovato.

Foto di rito a Firenze: la cupola del Brunelleschi e il Ponte Vecchio, in una splendida giornata di sole